Ondacinema

recensione di Rudi Capra
8.0/10

nope

La serie di fotografie "Sallie Gardner at a Gallop" di Eadweard Muybridge (1878), pioniere della cinematografia, mostra un fantino afroamericano su un purosangue. Tutti sanno il nome del regista, tutti ricordano quello del cavallo (Sallie), ma qualcuno conosce quello del fantino? Nope, si risponde da sola Em Haywood (Keke Palmer) mentre il fratello O.J. Haywood (Daniel Kaluuya) bada un cavallo sul set di un commercial. Anche il fantino, spiega Em, era un Haywood, e gli Haywood sono i soli addestratori di cavalli afroamericani rimasti a Hollywood.

Rischiano di essere anche gli ultimi, perché uno sfortunato licenziamento li lascia senza contratto e con un ranch pieno di debiti dopo l’inspiegabile morte del padre, Otis Sr., ucciso da un quarto di dollaro caduto dal cielo. Non è l’unico evento inspiegabile della zona, conferma il loro ambiguo vicino di ranch, Ricky "Jupe" Park (Steven Yeun), asioamericano con un passato a Hollywood che vive di rendita speculando su un altro bad miracle, il raptus assassino dello scimpanzé protagonista di una vecchia sitcom.

Sin dalle prime inquadrature capiamo che "Nope" è exploitation cinema, non nel senso che indulge nello sfruttamento di una moda, una tendenza o un tabù attraverso il medium cinematografico ma piuttosto caratterizza il cinema stesso come prassi di sfruttamento di una determinata minoranza (afroamericana, asioamericana da parte WASP) o specie (il cavallo, lo scimpanzé). Qui però Jordan Peele va oltre i temi usuali, cacciando in un frullatore la fantascienza anni 50 ("The Twilight Zone"), l’epica western ("Buck and The Preacher"), l'horror d’autore insieme all’anime (le moto di "Akira", i mostri di "Evangelion"), la satira ecologista di Bong Joon-ho e una decostruzione feroce del topos spielberghiano, che specialmente in "Incontri ravvicinati del terzo tipo" ed "E.T." utilizza la contre-plongée e lo sguardo all’insù come un ponte tra l’umano e una misteriosa provvidenza cosmica.

Invece O.J., un Kaluuya straordinariamente espressivo, si difende proprio in virtù di un’etica del vedere che lo spinge a distogliere lo sguardo dalla Medusa di turno (altro riferimento spielberghiano, "I predatori dell’arca perduta"?), un disco volante dipinto con estro gigeriano e grazia da celenterato. Un predatore vorace quanto "Lo squalo" di Spielberg, materializzato innanzitutto dalla soundscape: Jean Jacket – strano nome per un disco volante – come ogni predatore si annuncia innanzitutto attraverso il silenzio, poi con vibrazioni elettriche, fischi, folate. Quindi la fotografia opulenta di van Hoytema ("Lasciami entrare", "Lei", "Interstellar", "Spectre", "Dunkirk", "Tenet"), 65 millimetri di magnificenza che trasformano l’orrore in uno spettacolo difficile da ignorare.

La morbosa dialettica dello sguardo rivela insomma che "Nope" non è tanto un horror o un western o un thriller fantascientifico quanto una raffinata satira dell’intrattenimento, mostro invisibile e ubiquo pronto a divorare chiunque vi fissi lo sguardo, semplici spettatori e addetti ai lavori, che converte l’orrore in spettacolo e lo spettacolo in un orrore nuovo, grottesco e abituale. La pervasività dei nuovi media, che tutti possono sfruttare, si configura transitivamente come un’opportunità per essere sfruttati, divorati dal gorgo mediatico e dal suo moto orbicolare. Così per gli Haywood la ricerca dell’inquadratura perfetta dell’alieno, The Oprah Shot, implica il rischio di essere catturati e consumati dal vasto occhio vuoto del disco volante.

Dopo il razzismo e la lotta di classe, Peele identifica un altro morbo americano esponendo il lato rapace della società mediale. Pur in bilico tra Debord e Luhmann, "Nope" non abbandona mai una vena comica e leggera, tanto che ogni elemento si può leggere come un gioco ironico e metatestuale. Non è un caso che Otis Sr. venga letteralmente ucciso da dollari piovuti dal cielo, non è un caso che O.J. porti un nome che rimanda al più noto caso di cronaca nera della storia americana, primo esempio di processo tramutato in show. Allora "Nope" diventa un mantra, espressione rituale del coraggio di voler vedere oltre o di non voler vedere affatto.


21/08/2022

Cast e credits

cast:
Daniel Kaluuya, Keke Palmer, Michael Wincott, Brandon Perea, Steven Yeun, Keith David


regia:
Jordan Peele


titolo originale:
Nope


distribuzione:
Universal Pictures


durata:
130'


produzione:
Monkeypaw Productions


sceneggiatura:
Jordan Peele


fotografia:
Hoyte van Hoytema


scenografie:
Ruth De Jong


montaggio:
Nicholas Monsour


costumi:
Alex Bovaird


musiche:
Michael Abels


Trama
Gli Haywood addestrano cavalli per il cinema. Quando il ranch viene sommerso dai debiti, diventano cacciatori di UFO e si mettono alla ricerca dell'immagine perfetta