Ondacinema

recensione di Matteo Zucchi
5.0/10
Il DC Expanded Universe giunge al termine della sua "fase uno" e tutti i nodi vengono al pettine. O perlomeno dovrebbero. Concepito nel 2014, prima del semi-flop di "BvS", come un titanico dittico diretto da Zack Snyder "Justice League" è divenuto emblema di tutte le evoluzioni e problematiche capitate al franchise supereroistico di DC/Warner Bros, perlomeno per come era stato concepito a suo tempo dal regista americano. Il film tenta difatti di porsi come una mediazione fra gli stilemi del succitato e l'imitazione del modello Marvel, ora imperante come non mai, fra il puro accumulo visivo e il tentativo di fornire a personaggi e situazioni un background significativo, così come fra la greve scrittura di Snyder (d'altronde autore del soggetto) e il visibile contributo, nelle intenzioni più "brillante", di Josh Whedon.

Autore degli ormai proverbiali re-shots e garante della post-produzione dopo l'abbandono del set da parte di Snyder successivo al suicidio di una delle figlie, lo sceneggiatore e regista marca in modo riconoscibile (pur non così evidente come detto da più parti) l'opera, avvicinandola a tratti pericolosamente alla prassi marvelliana che ben conosce. A differenza della saga prodotta dalla Disney però, i tentativi di alleggerimento della (in realtà poco più che inesistente) gravitas di "Justice League" non si amalgamano con il film e ne costituiscono uno dei pilastri (o il pilastro, se si guarda al camp propagandato da "Guardiani della galassia" e co) ma si riducono a componenti episodiche, e pertanto incoerenti, di una narrazione che già non brilla per coerenza e sensatezza, trasformandosi così in paradossali ulteriori cause di pesantezza della pellicola.

Nonostante tutto ciò questo rimane un film saldamente snyderiano, puntante come sempre alla saturazione visiva e sonora (pecca notevole la fin troppo prevedibile OST di Danny Elfman) e perseguente ciò con i soliti enfatici artifizi visivi (ralenti e sequenze a velocità normale montate con rapidità su tutti), probabilmente da ritenersi ormai marchi di fabbrica dell'intero franchise (si pensi all'uso ancora più dozzinale in "Wonder Woman"). Tali elementi fanno il paio con la ripresa di leitmotiv e stilemi da "Man of Steel" in modo che, assieme al focus (pur in absentia) sul personaggio di Superman, "Justice League" possa configurarsi come un'ipotetica chiusura del cerchio della trilogia supereroistica di Snyder. Di conseguenza ritornano i campi del Kansas, ritorna Metropolis ancora ferita e soprattutto ritorna il mal scritto sentimentalismo che carsicamente appare nel cinema del regista americano. E in maniera simile ad una triade hegeliana (mi si perdoni l'ipersemplificazione) la sintesi (o presunta tale) finisce per riaffermare in una nuova forma la tesi, trascendendo l'elemento contraddittorio.

La mancanza più spiacevole in "Justice League" è difatti proprio ciò che aveva reso a suo tempo meritevole di attenzione "Dawn of Justice", ovvero la palese decostruzione del supereroismo, mai veramente problematizzato nelle opere dei rivali Marvel/Disney, e come questa si poneva nel cinema di Zack Snyder, rappresentante la maturazione di certe istanze "distornanti" il mito cinematografico presenti fin dall'"Alba dei morti viventi". Se già nel film uscito la scorsa primavera questo discorso, ben rappresentato dall'agire e dalle motivazioni di Batman, veniva poi rozzamente rovesciato nell'ipersatura lotta a tre contro Doomsday, aggiunta successiva alla stesura della sceneggiatura e rappresentante perciò anch'essa una resa di fronte alle leggi dell'industria (che d'altronde il cineasta conosce molto bene), quest'ultimo film si risolve in una continua ricerca di supereroi alleati che culmina con uno scontro finale che è l'ennesima scazzottata da bar con superpoteri.

Stando così le cose avrebbe meritato perlomeno una qualche forma di approfondimento la contrapposizione fra i due differenti modi di intendere l'unità (ironicamente tema centrale di un film incapace di risolvere in un qualsiasi modo la sua eccessiva frammentazione) da parte dei protagonisti e del purtroppo incolore antagonista, l'assimilatore di mondi Steppenwolf, ma in un film in cui è la continuity stessa a traballare continuamente e la maggior parte dei dialoghi paiono essere rivolti a dei subumani (altro che metaumani) tali raffinatezze concettuali sono tutto tranne che da ricercare (e lo ribadisce pure Bruce Wayne). Spiace constatare la ormai inevitabile assimilazione del DCEU da parte dell'estetica disneyiana e ancora più che ciò sia avvenuto tramite l'operato di Zack Snyder (e Christopher Nolan), dimostrando quindi quanto anche i grandi nomi paiano valere poco per l'industria hollywoodiana, come ha sottolineato la recente sequela di scandali. Beffardo il fatto che dopo la tragedia accaduta al regista americano il suo più recente "parto creativo" industriale sembri essere così "orfano" di padre. Almeno poi è venuto il personalissimo (e pertanto  duplicemente rielaborativo) corto "Snow Steam Iron".

17/11/2017

Cast e credits

cast:
Ben Affleck, Gal Gadot, Jason Momoa, Ezra Miller, Ray Fisher, Henry Cavill, Amy Adams, Jeremy Irons, Diane Lane, J. K. Simmons, Ciarán Hinds


regia:
Zack Snyder


titolo originale:
Justice League


distribuzione:
Warner Bros Pictures


durata:
120'


produzione:
DC Films, RatPac-Dune Entertainment, Cruel and Unusual Films, Atlas Entertainment


sceneggiatura:
Chris Terrio, Josh Whedon


fotografia:
Fabian Wagner


scenografie:
Patrick Tatopoulos


montaggio:
David Brenner, Richard Pearson, Martin Walsh


costumi:
Michael Wilkinson


musiche:
Danny Elfman


Trama
Dopo la morte di Superman il mondo pare essere sempre più tormentato da violenza e paura, le quali attirano le legioni del conquistatore alieno Steppenwolf, alla ricerca delle tre scatole madri disperse sulla Terra, necessarie per assimilare i pianeti. Bruce Wayne, conscio della minaccia, tenta di radunare Diana Prince e gli altri metaumani in una disperata resistenza.