Ondacinema

recensione di Diego Testa
5.0/10

il ladro di giorni

Guido Lombardi scrive prima il romanzo nel 2019; poi si mette al lavoro dietro la macchina da presa per farne un lungometraggio. "Ladro di giorni" fa seguito a un paio di lunghi dal sapore indipendente co-prodotti dalla napoletana Figli del Bronx produzione, non a caso. Difatti il cinema di Lombardi parla dell'ambiente criminale campano e "Il ladro di giorni" risente di questo scivolamento realistico nei contesti regionali che va a inquadrare.

Vincenzo è un piccolo criminale pugliese che dopo sette anni di galera torna a prendersi il figlio ormai dodicenne. Cresciuto con la zia in Trentino dopo la morte della madre, il giovanissimo Salvo si vedrà trascinato in un viaggio fino a Bari in quanto ottima forma di copertura dalla polizia per il trasporto di un carico illegale.
Premesse da road movie dichiarate e rispettate, "Il ladro di giorni" si ambienta tra Trentino, Campania e Puglia rimesse all'immagine da cartolina, vivida, chiara, seducente. La stessa seduzione della semplicità a cui invita il rapporto padre-figlio.
Partendo dal punto di vista del bambino, Lombardi segue le tappe del coming of age avviluppato nel melò. Difatti, se pure i siparietti comici abbondano come in un diverito buddy movie, la malinconia del racconto reinvia costantemente alla riflessione del rapporto genitoriale. Similmente aveva operato Leonardo D'Agostini in "Il campione" in cui però sia l'adulto che il ragazzo vivevano la decostruzione e ricostruzione della crescita.
"Il ladro di giorni" parte da un assunto classico e lì rimane, sicuro e anche troppo facilmente leggibile. Capitano anche degli scivoloni inspiegabili: la scelta di far apparire la mala pugliese come una posse da western nostrano annacquato in una traccia musicale blues senz'anima. Tutte sbandate che minano l'identità già precaria del film.

La regia di Lombardi passa da un genere all'altro senza mutare e dunque capace di esprimersi.  diIn fase montaggio esplicita due tentativi di spezzare la normale progressione del racconto entrambi collegati allo stesso personaggio: uno è l'inserimento segmentato  della causa dell'arresto di Vincenzo, inserito tra una porzione di viaggio e l'altra in modo da generare una tensione da thriller (si sgonfia in nulla); l'altro è l'omaggio a "Lolita" in questa versione artistico-pittorica interessante quanto ingenerosa verso un pilastro della letteratura recente in un mondo filmico che gli appartiene poco.
"Il ladro di giorni" rimane sospeso in un limbo di multiformità troppo classica nei modi che si sono accennati. Il fine ultimo rimane marcare l'appartenenza al melodramma dai toni inverosimili se non teatrali (in particolare nel finale), cedendo il passo all'indecisione di approccio. Finisce per essere simile a una produzione televisiva ben riuscita, quanto costretta da dinamiche da piccolo schermo. Peccato il risultato sia così scontato dati gli spunti interessanti e data la capacità di Lombardi di raccontare immergendosi nell'aspetto emotivo e caratteriale dei suoi stessi personaggi.


05/02/2020

Cast e credits

cast:
Riccardo Scamarcio, Massimo Popolizio, Augusto Zazzaro, Giorgio Careccia, Vanessa Scalera


regia:
Guido Lombardi


distribuzione:
Vision Distribution


durata:
106'


produzione:
Indigo Film, Bronx Film, Rai Cinema


sceneggiatura:
Guido Lombardi, Luca De Benedittis, Marco Gianfreda


fotografia:
Daria D'Antonio


scenografie:
Eugenia Fernanda Di Napoli


montaggio:
Marcello Saurino


costumi:
Nicoletta Taranta


musiche:
Giordano Corapi


Trama
Salvo, dodici anni, incontra nuovamente il padre Vincenzo, arrestato anni prima. Vincenzo vuole portare il figlio con sé per assicurarsi una copertura durante il trasporto dal nord al sud dell'Italia di un carico molto delicato.
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