Ondacinema

recensione di Giuseppe Gangi
8.0/10

Il gioco del destino e della fantasia

Ryūsuke Hamaguchi, classe 1978, esordisce nel 2008 con "Passion", lavoro conclusivo del Geidai, l'Università delle arti di Tokyo presso cui si laurea in cinema. Negli anni successivi dirige tre documentari insieme a Kō Sakai sui sopravvissuti del terremoto-maremoto del Tōhoku del 2011 (che ha avuto come conseguenza anche il disastro nucleare di Fukushima). Il suo nome inizia a circolare nel 2015 quando "Happy Hour", un film-fiume di 317 minuti, riscuote il plauso di critici e cinefili al Festival di Locarno, dove le quattro attrici protagoniste vengono premiate con il Pardo per la miglior interpretazione. Prima di tornare in concorso al Festival Cannes (dopo "Asako I & II", 2018) con "Drive My Car", tratto da un racconto di Haruki Murakami, Hamaguchi tra il 2019 e il 2020 ha portato a termine un progetto atipico, ossia la realizzazione di tre cortometraggi riuniti in "Il gioco del destino e della fantasia". Per quest'opera ha vinto l'Orso d'argento - Gran premio della giuria alla 71ª edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino. Dopo l'anteprima italiana al 23esimo Far East Film Festival di Udine, la Tucker Film lo porta in tour nelle sale italiane insieme ad altre tre pellicole targate FEFF.

"Gūzen to sōzō", il titolo originale, si potrebbe tradurre quasi letteralmente in "fantasia e caso" e questi termini fungono da architrave tematico-narrativo per lo sviluppo delle storie raccolte in questo film antologico, che conferma il talento cristallino del regista giapponese. In "Magia (o qualcosa di meno rassicurante)" Tsugumi racconta all'amica Meiko dell'incontro casuale con Kazuaki, con il quale ha trascorso quasi un'intera giornata e che lui ha definito "il giorno più bello della sua vita", lasciando presagire all'inizio di una storia d'amore. Alla fine della conversazione, Meiko si precipita nell'ufficio di Kazuaki, poiché questi altri non è se non il suo ex fidanzato, mettendolo alla prova. In "Porta spalancata", Nao, un studentessa universitaria (già sposata con una figlia) si lascia convincere dal proprio amante di tendere una trappola al docente di letteratura francese che gli ha rovinato la carriera, ora sotto la luce dei riflettori per la vittoria del premio Akutagawa. Quando però si svolge l'incontro, Nao e il professor Segawa intavolano un dialogo intimo e sincero che induce la ragazza a confessare il piano originario. L'ambientazione di "Ancora una volta" è influenzata dalla pandemia da Covid-19: una didascalia ci avverte che Xerox, un virus informatico, ha esposto i dati sensibili provocando un black out e il ritorno alla comunicazione via posta e telegrafo. Natsuko ritorna nella sua città natale per una rimpatriata coi compagni di scuola, sperando di poter rivedere l'amica che era stato il suo primo e indimenticato amore. Il giorno dopo, mentre è sulle scale mobili diretta alla stazione, incrocia lo sguardo di un'altra signora che pare riconoscerla e che lei a sua volta riconosce come la sua vecchia amica.

"Il gioco del destino e della fantasia" è intessuto di una sottile e peculiare magia che percorre e lega insieme i tre episodi ed è la magia dell'affabulazione, il piacere per il racconto e per la scrittura. Hamaguchi realizza un'opera tripartita che si interroga lungo l'intera durata su come scrivere una storia e sui modi della sua messa in scena. Il regista adopera una grammatica cinematografica ampiamente codificata, che spesso viene collocata sbrigativamente all'interno del minimalismo rischiando di sminuire il lavoro intellettuale e artigianale che risiede dietro un'estetica piana la cui levigatezza permette di esaltare le increspature della forma e della vita.
Il film si apre sua un lunga discussione tra Meiko e Tsugumi, risolta tramite un long take che esalta le interpretazioni delle due attrici: la sequenza sembra contenere una dichiarazione di intenti nel momento in cui Meiko, ascoltata l'appassionata descrizione dell'incontro lungo un giorno con Kazuaki, esclama sinceramente che "è tutto così erotico!". Hamaguchi saggia il potere seduttivo delle parole, la loro capacità di nascondere verità interiori seppellite nel subconscio e di allacciare legami segreti e profondi, ricercando scrupolosamente di operare la scelta più giusta sia in termini di punto di ripresa, sia in termini di ritmo dialogico. Ad esempio, sia l'incontro tra Meiko e Kazuaki, sia quello tra Nao e il professor Segawa sono costruiti su una sapiente gestione dello spazio, con i personaggi che si muovono, si avvicinano, si allontanano rispetto alla posizione della macchina da presa, mentre continuano ininterrottamente a parlare (foto 1 e 2 della galleria). Sono entrambe scene di seduzione: nella prima Meiko testa i sentimenti suoi e dell'ex fidanzato, nella seconda Nao legge le pagine più erotiche del romanzo di Segawa, il quale goffamente le si avvicina, non per cedere alla provocazione bensì per aprire la porta della sua stanza (che lei, con malizia, aveva chiuso).
Concentrandosi sulle relazioni umane, sugli incontri fortuiti e desiderati, sui colpi di fortuna e i tiri mancini del destino, Hamaguchi lavora su un livello sia simbolico, sia narrativo sul concetto di soglia: porte, finestre, vetrate (e scale) sono presenti nelle inquadrature e vengono attraversate dai personaggi, a volte il raccordo di montaggio avviene al di là di un vetro che riflette un personaggio, in altri casi diviene essenziale l'uso del fuoricampo. Hamaguchi organizza lo spazio della messa in scena secondo un processo di selezione e di esclusione in cui i bordi dell'inquadratura non delimitano la realtà, ma fungono da spazi permeabili che inducono i protagonisti a confrontarsi con situazioni nuove e impreviste, a interagire con l'altro e a rimettersi in discussione rinegoziando i limiti della propria esistenza. In questa dialettica tra staticità e movimento va analizzata l'orchestrazione dei vari passi a due che si avvicendano nei tre episodi. In "Ancora una volta", Natsuko incrocia lo sguardo di quella che le sembra la sua amica mentre è sulle scale mobili (lei sale, l'altra scende): l'altra donna la invita a casa ma dopo poco si rende conto che l'inaspettata rimpatriata è frutto di un equivoco. In questa divagazione, Hamaguchi conferma la propria attenzione alla condizione femminile all'interno della società giapponese - tema ormai stabilmente al centro del suo cinema - e dopo la rivelazione dell'errore, le due decidono comunque di instaurare un rapporto amicale basato sulla reinterpretazione di ruoli importanti della propria vita: il distacco imbarazzato presente inizialmente (foto 3 della galleria) si dissolve e le due donne si avvicinano passeggiando insieme per le strade semideserte della cittadina. A tal proposito, i giochi dell'amore e del caso tanto cari a Éric Rohmer (difficile non pensare a tratti a un "L'amico della mia amica" senza uomini) vengono qui calati in una realtà rarefatta in cui queste donne trovano finalmente uno spazio e un tempo da dedicare a sé stesse, connettendosi emotivamente a un'altra persona con cui scambiare i propri non detti e i propri rimossi.

Ryūsuke Hamaguchi scrive e dirige tre racconti morali guardando con un occhio alla lezione rohmeriana e con l'altro al riadattamento contemporaneo di Hong Sang-soo. L'uso dello zoom sia come forma di montaggio interno, sia come forma di cesura narrativa è un sostanziale omaggio all'autore sudcoreano, e in generale la leggerezza che sottintende la perizia del lavoro di asciugatura del racconto e rielaborazione stilistica sembrano mostrare come Hong sia stato un punto di riferimento preponderante. Uno dei momenti chiave del film è il doppio finale di "Magia", quando Meiko rivede Tsugumi, la quale annuncia che ha fissato il fatidico secondo appuntamento con Kazuaki. Quest'ultimo, però, passa di lì per caso e viene invitato a entrare dentro il bar: l'imbarazzo causato dalla compresenza dei due ex amanti provoca in Meiko un'esplosione emotiva che porta prima l'amica e poi Kazuaki ad abbandonare il locale. Lo zoom-in sulla ragazza serve per osservarne e ritagliarne la solitudine, mentre un contrario movimento ottico di zoom-out svela la medesima situazione tornata al punto di partenza. Il finale viene a quel punto sviluppato in maniera alternativa, dimostrando simultaneamente sia il potere magico del demiurgo, sia la porosità degli iper-cinematografici confini tra realtà e immaginazione.


23/08/2021

Cast e credits

cast:
Aoba Kawai, Ayumu Nakajima, Fusako Urabe, Katsuki Mori, Hyunri , Kiyohiko Shibukawa, Kotone Furukawa, Shouma Kai


regia:
Ryūsuke Hamaguchi


titolo originale:
Gūzen to sōzō


distribuzione:
Tucker Film


durata:
121'


produzione:
Fictive LLC, Neopa INC


sceneggiatura:
Ryūsuke Hamaguchi


fotografia:
Yukiko Iioka


scenografie:
Masato Nunobe, Seo Hyeon-seon


costumi:
Fuminori Usui


Trama
Tokyo. Tre storie, tre realtà differenti. Nella prima, una ragazza comprende come una sua cara amica abbia conosciuto e si sia innamorata del suo ex-fidanzato, e non sa come comportarsi, sebbene non dovrebbe avere più motivo di interessarsi alla sfera sentimentale dell’uomo. Nella seconda, una studentessa si fa strumento della vendetta del proprio amante nei confronti di un professore per cui cova una profonda acredine per avergli rovinato la carriera; proverà dunque a sedurlo per poi incastrarlo senza che egli possa sospettare alcunché. Nella terza, due donne si rincontrano e rievocano antichi ricordi, ma passando un pomeriggio insieme scopriranno qualcosa che mai avrebbero potuto immaginare.