Ondacinema

recensione di Matteo Zucchi
7.5/10

Evangelion: 2.0 You Can (Not) Advance


"Ma questo mare ha un odore che non mi convince."
"È l’odore delle forme di vita marine che marciscono. La prova che sono vissute."

Dal film, dialogo fra Shinji e Kaji al parco marino


Se il ritorno a "Neon Genesis Evangelion" mediante "You Are (Not) Alone" può essere parso all’epoca un rassicurante ritorno al passato, che si limita a miglioramenti estetici e piccoli cambiamenti narrativi dalle ragioni spesso imperscrutabili, il secondo film della "Rebuild", pur seguendo ancora abbastanza fedelmente il canovaccio narrativo della serie originale, si propone fin da subito come la pellicola di rinnovamento del franchise. I primi minuti di "Evangelion: 2.0 You Can (Not) Advance" presentano difatti nuovi personaggi (la più odiata dai fan Mari), nuovi contesti (la base artica della Nerv) e pure un nuovo Angelo, disorientando gli spettatori di lunga data e introducendo due dei tratti centrali della tetralogia rispetto all’opera-fonte: l’aumento dei personaggi coinvolti nella storia e l’espansione del suo orizzonte, geografico, narrativo, tematico. Anche la successiva sequenza, che torna a personaggi e situazioni già note con l’incontro fra Shinji e suo padre Gendo sulla tomba della madre/moglie e l’introduzione di Asuka tramite lo scontro col settimo Angelo (il cui design ben rappresenta le differenze di creature design fra la serie e la "Rebuild"), rimarca il netto cambio di passo incarnato dal secondo capitolo della tetralogia, optando per quello che si potrebbe definire un tipo di "adattamento a intermittenza" della serie tv (fig. 1).


Fig. 1: esempi di "adattamento a intermittenza" tra "Evangelion"
negli anni 90 ed "Evangelion" negli anni 2000

Come indica il suo nome giapponese, "Ha", "You Can (Not) Advance" è l’intermezzo all’interno della "Rebuild", un ponte fra il più fedele e stilisticamente tradizionale primo film e la quasi totale rivoluzione del terzo capitolo e di conseguenza, anche piuttosto esplicitamente, fra la serie del 1995 e il progetto di retelling intrapreso da Anno fin dai primi anni 2000. Un compito difficile per ogni saga e in ogni contesto ma che in questo caso risulta ancora più notevole se si considera che "Ha" riesce a contenere (ovviamente ridotti all’osso) gli sviluppi narrativi di una quindicina di episodi della serie tv, passando dall’introduzione di Asuka nell’ottavo episodio al quasi completo tracollo psicologico dei protagonisti narrato negli episodi 21, 22 e 23. Il risultato di questo notevole sforzo di scrittura (anzi, ri-scrittura) è un film dal ritmo teso e inesorabile, che accumula personaggi, eventi e informazioni in precario equilibrio e che a volte pare glissare fin troppo velocemente su certi avvenimenti e sulla loro influenza, in opposizione al ritmo compassato e allo scavo psicologico di "Neon Genesis Evangelion". Anche da questo punto di vista "Ha" va considerato in primis un film-ponte, concentrato più sullo sviluppo (accelerato) dei personaggi e l’inesorabile incedere degli eventi verso il Third Impact che sulla precisa definizione degli elementi in gioco.

Ciò non vuol dire che "Evangelion: 2.0 You Can (Not) Advance" non sia un buon film, semmai che marchi nettamente anche da questo punto di vista il distacco con l’opera-fonte, non solo in ciò che racconta ma soprattutto per come la racconta (per questo rebuilding è davvero il termine migliore per definire quest’ambizioso progetto), spostando ancora più il focus su altri elementi del franchise. Al riguardo non si può negare che il film sia, forse insieme a "Thrice Upon a Time", il punto più alto dell’intera saga di "Evangelion" visivamente, per non dire esteticamente, parlando, proponendo una palette di colori più calda e sfaccettata di quanto sia mai stata, mentre la regia è, grazie all’abbondante uso del digitale e, ça va sans dire, al maggiore budget, molto più mobile, pur non mancando i campi medi statici e prolungati tipici della serie originale, quantomeno nella forma di omaggio (la scena dell’ascensore). Sono proprio le sequenze più vicine alla fonte a rendere più evidenti le differenze fra le opere (fig. 2), distinguendosi solitamente per la cornucopia di dettagli animati che rischia a volte di sottrarre quasi il focus dell’attenzione (ad esempio la conversazione fra Misato e Ritsuko prima dello scontro con l’ottavo Angelo), così come per il modo diverso con cui i personaggi interagiscono fra loro in questa narrazione più diretta e frettolosa, accorpante forse fin troppi eventi in singoli momenti.


Fig. 2: "Beautiful World", ovvero il re-beutifying della "Rebuild of Evangelion"

Non si deve però desumere che "Ha" dia il suo meglio solo nelle sequenze di climax, in cui la sinergia fra la qualità dei disegni e delle animazioni e le sempre più variegate musiche di Sagisu Shirō producono combattimenti e confronti di raro pathos (d’altronde uno dei tanti punti di forza di "Evangelion" fin dagli inizi), in quanto la minore attenzione al character development e al worldbuilding produce un racconto a tratti farraginoso ma comunque scorrevole, dal ritmo sincopato ma che non finisce mai fuoritempo.  La concentrazione di sequenze action all’inizio e alla fine rischia di esacerbare la potenziale ridondanza della parte centrale di "You Can (Not) Advance" ma il nervoso intricarsi di svariate linee narrative rende la pellicola forse caotica ma mai noiosa, fino al gran finale, apice, all’epoca, del percorso di Shinji, finalmente riuscito a salvare la persona per lui più importante. Almeno fino all’ennesimo, crudele, colpo di scena che arriva all’improvviso nella forma di una scena post-credits (prima che fosse mainstream, come si suol dire) e che anticipa la completa rivoluzione che sarà il terzo film, mediante delle anticipazioni, ormai proverbiali, che mostrano molte cose, tranne ciò che si vedrà effettivamente in "Evangelion: 3.0". Basterebbe contemplare il modo con cui in pochi minuti Anno Hideaki e lo Studio Khara distruggono e alterano più volte le aspettative dei personaggi e degli spettatori con una sequenza che si fa stupefacente dimostrazione delle potenzialità visionarie del cinema d’animazione per comprendere che "Ha" non è solo un funzionale film di passaggio ma uno dei punti più alti dell’intero franchise e dell’animazione giapponese di fine anni 2000.

Ma se già il suo precursore non funzionava solo come dimostrazione dei progressi tecnologici dell’industria degli anime, neppure il secondo film della "Rebuild of Evangelion" si limita allo showing off, perseguendo il proprio destino di essere la pellicola di rinnovamento del franchise. Dal punto di vista tematico si può notare infatti come "Ha" porti a maturazione alcuni dei principali elementi di interesse della tetralogia, come il focus sull’ambiente e sulla sua distruzione che in fondo sono state anche in questo caso le mani umane a provocare (d’altronde fin dal primo film gli effetti catastrofici del Second Impact paiono peggiori rispetto alla serie tv) e la correlata riflessione sull’antropocentrismo al centro di fin troppa fantascienza, compreso "Neon Genesis Evangelion". Il Progetto per il perfezionamento dell’uomo perseguito dalla Seele (e in forma diversa anche da Gendo) determina difatti il sacrificio di tutte le altre forme viventi del pianeta, in una dimostrazione di specismo che ormai non può non venire analizzata e che viene conseguentemente rovesciata nel progetto dell’"arca della vita" coltivato dalla Wille in "Thrice Upon a Time". L’ottima sequenza del parco marino, un’ampia digressione rispetto al fluire rapido della narrazione apparentemente utilizzata soprattutto come momento di distensione, rimarca quanto la natura e l’influenza, diretta o indiretta, dell’uomo su di essa siano un tema centrale della tetralogia (fig. 3), un racconto che più che ai meandri più torbidi dell’animo umano, e delle relazioni che essi possono guastare, si focalizza sugli ampi sistemi in cui gli esseri, umani e non, sono inseriti e sul loro lento, complesso, incedere.


Fig. 3: la centralità dell’elemento naturale che anticipa "Evangelion 3.0+1.0"

Anche per queste ragioni "Ha" si distingue non solo dal film che lo precede ma anche dal successivo "You Can (Not) Redo", decisamente meno adrenalinico e più cupo e introspettivo, nonché più minimale sia a livello narrativo che stilistico, anticipando invece ampiamente il gargantuesco "Evangelion: 3.0+1.0", il quale inoltre è similmente più vicino (di poco, certo) al canovaccio narrativo della serie originale (o meglio, di "The End of Evangelion", in quel caso) rispetto alla quasi completa deviazione narrativa del terzo capitolo. D’altronde è un film che "non può avanzare" fin dal titolo, costretto ancora a ripetere la storia di "Evangelion" senza poter "scrivere un nuovo copione", con quell’inaspettato epilogo post-credits che incarna il troncamento (temporaneo) della possibilità di uno sviluppo alternativo per la storia e per i protagonisti, Shinji in primis, impediti nel loro avanzare da possessioni angeliche, morti o lance che cadono dal cielo (e difatti "Evangelion: 3.0" fa piazza pulita di buona parte del cast originale, residuo della serie tv). Il metalinguismo è da sempre un tratto centrale della produzione di Anno e pare perciò a chi scrive abbastanza sostenibile interpretare in tal modo la scelta del titolo, così come il film precedente "non era solo" nella misura in cui era il piuttosto fedele doppio dei primi episodi della serie. Sarà lo stesso regista, col terzo film della "Rebuild" a rispondere a quell’apparente atto di devozione al passato (e ai fan che continuano a idolatrarlo), affermando che in fin dei conti "non si può rifare", che "non si può ripetere" (alla faccia di una delle teorie preferite del fandom, quella del Loop), si può solo andare avanti (ora sì) per dare "prova di aver vissuto".


02/09/2022

Cast e credits

cast:
Megumi Ogata, Maaya Sakamoto, Francesco Prando, Kōichi Yamadera, Liliana Sorrentino, Yuriko Yamaguchi, Massimo Corvo, Fumihiko Tachiki, Stella Musy, Kotono Mitsuishi, Ilaria Latini, Yūko Miyamura, Valentina Mari, Megumi Hayashibara, Daniele Raffaelli, Monica Ward


regia:
Hideaki Anno


titolo originale:
Evangerion Shin Gekijōban: Ha


distribuzione:
Dynit


durata:
112'


produzione:
Studio Khara


sceneggiatura:
Hideaki Anno


fotografia:
Toru Fukushi


scenografie:
Hideaki Anno, Hiroshi Kato, Tatsuya Kushida


montaggio:
Hiroshi Okuda


costumi:
Character designer: Yoshiyuki Sadamoto


musiche:
Shirō Sagisu


Trama
Retelling di ciò che avviene dall'episodio 8 all'episodio 23 (circa) di Neon Genesis Evangelion, focalizzandosi sul rapporto di Ikari Shinji con le sue compagne pilote Rei e Asuka, mentre cerca di fronteggiare le proprie ansie e ottenere l'attenzione e l'amore del padre. La strada per conseguire tutto ciò si rivelerà sempre più impervia. E c'è un pianeta da salvare nel mentre.