Ondacinema

recensione di Eugenio Radin
6.5/10
Per chi non sapesse nulla riguardo all'eccentrica personalità del cineasta cinese, autore di questa commedia brillante che richiama per alcuni versi il "Ritorno al futuro" di Zemeckis, una premessa è necessaria: considerato nel 2010 l'ottava persona più influente al mondo dalla rivista newyorkese "Time" Han Han è uno scrittore affermato, le cui attività collaterali spaziano dal giornalismo (è a capo del più celebre blog cinese), alla produzione discografica. A soli trentacinque anni può vantare di essere il romanziere più letto nel suo Paese natale e la sua recente entrata nel mercato cinematografico dimostra già tutto il potenziale proprio di un autentico factotum.
La sua grande passione per le corse di rally (è tra le altre cose un pilota professionista, con diverse vittorie alle spalle) si rispecchia nelle vicende di questo "Duckweed", che racconta la stravagante avventura del giovane Xu, campione automobilistico che a seguito di un grave incidente stradale si ritrova catapultato nel 1998, dove avrà l'opportunità di conoscere da vicino la giovinezza del padre, con il quale nel presente non gode di ottimi rapporti.
È già chiaro dunque sin dall'inizio il punto in cui l'opera vuole andare a parare, ma lo scontato riavvicinamento al proprio genitore, ottenuto tramite una maggiore conoscenza del suo passato, non esaurisce l'essenza di una pellicola che dimostra in primis un grande senso dell'umorismo, ma che si pone anche come mezzo per analizzare una sostanziale e malinconica nostalgia del passato (presumibilmente presente in ogni generazione) nonché come rappresentazione dell'inevitabile e inarrestabile progresso che la storia porta con sé.

Han Han confeziona un'opera spassosa, capace di divertire pur nella sua modestia, rappresentando sullo schermo l'incontro di due generazioni confinanti e mostrando come la credenza nella stabilità del mondo venga continuamente tradita dalla continua evoluzione e dall'innovazione, in cui ogni epoca rimpiazza definitivamente quella precedente e ne smentisce le convinzioni.
Dopo un inizio che sembra condurre a un'evoluzione drammatica delle vicende, la comicità prende presto il sopravvento sfruttando ogni soluzione che il paradosso temporale facente da base al soggetto può consentire: dalle ingenue scommesse del padre sul futuro (la persuasione che sia meglio investire sui karaoke piuttosto che dedicarsi alla programmazione informatica; la fiducia nella longevità delle VHS e dei cercapersone; lo scarso interesse nell'evolversi del mercato immobiliare), alle incomprensioni familiari dovute all'impossibilità, da parte dei due giovani genitori, di credere che Xu sia in effetti il loro figlio arrivato dal futuro.

Se le riflessioni a cui la narrazione induce possono risultare scontate e prevedibili, tuttavia non spetta certo a questo genere di opera il compito di affrontare tematiche gravose e ci si può dunque rilassare, gustando la capacità che il talento cinese dimostra nella gestione dei tempi comici e nella direzione degli attori, nella buona caratterizzazione dei personaggi e nella rappresentazione di alcune sequenze di non facile maneggevolezza.
Nel mettersi alla prova anche in questo nuovo ambito artistico, il tuttofare di Shanghai non fallisce il colpo, dimostrando di possedere ancora un'ulteriore carta, nel suo già fitto mazzo.
27/04/2017

Cast e credits

cast:
Eddie Peng, Zanilia Zhao, Dong Zijian, Deng Chao


regia:
Han Han


durata:
102'


sceneggiatura:
Yu Meng


Trama
A causa di un incidente automobilistico un giovane pilota di rally viene catapultato nel 1998, dove ha l'occasione di conoscere il padre, ancora giovane. Ma quando scoprirà che la fidanzata di quest'ultimo non corrisponde a sua madre la sua stessa esistenza sarà messa in pericolo