A ben vedere, però, la pièce (e adesso il film) non è - e non vuole essere - in prima battuta, un'opera anticlericale. Shanley ha voluto realizzare un film su individui, ma se resta lontano l'impronta anticlericale dell'Almodóvar di "La mala educaciòn" (tra l'altro riuscito a metà), la metafora di cui sopra , riguardante la società americana, è evidente e consequenziale all'idea stessa di base. Forse alla luce di recenti eventi appare azzardata una lettura su ciò che stiamo vivendo: se Bush può essere visto come il vecchio, l'assenza di un figura forte che dona speranza (un simil-Obama) manca, e spazza via una congiunzione di reale lettura politica. Nel "Dubbio" è difficile intravedere raggi di sole: le ragioni di Padre Flynn e quelle di Sorella Aloysius finiscono entrambe dalla parte del torto, così come lasciano gelidi le parole della madre del piccolo afroamericano Donald Muller. Tutti sembrano avere i propri torti, mentre le ragioni appaiono fragili e pretestuose. E la bontà di Sorella James non è sorretta da un carattere abbastanza forte per combattere con efficacia i soprusi dei suoi superiori.
L'autore, mettendo lo spettatore sul piano di scegliere una personale strada lasciandolo, per l'appunto, nel dubbio su ciò che può essere accaduto o meno, rischia di essere accusato di uno sguardo fin troppo neutro, quando invece la materia richiederebbe una presa di posizione. Fuori discussione, comunque, l'accusa di ambiguità dato che il film pone proprio il seguente interrogativo: fino a che mezzo può spingersi un essere umano per ottenere ciò che più desidera? Le risposte, inserite in un contesto tanto delicato (la scuola parrocchiale che fa da epicentro è inoltre situata nel difficile quartiere del Bronx), sono molto poco rassicuranti.
A lasciare dei dubbi è la regia di John Patrick Shanley: sceneggiatore (premio Oscar nel 1988 con "Stregata dalla luna") qui alla sua seconda regia cinematografica (precedentemente aveva realizzato soltanto "Joe contro il vulcano", 1990) è in bilico e forse indeciso tra un teatro in scatola e un respiro più ampiamente cinematografico. Da una parte la sua pièce non sembra sempre adatta per il passaggio su grande schermo (Shanley per l'adattamento ha aggiunto dei personaggi e degli episodi), dall'altra alcune scelte indeboliscono la forza che il soggetto poteva avere al teatro: una rigidità e una freddezza di fondo che sembrano talvolta imprigionare gli stessi personaggi, non permettendo una maggiore adesione con lo spettatore, un abuso inappropriato di alcune scelte stilistiche che vanno da riprese dall'alto a inquadrature oblique che risultano il più delle volte fuori luogo, rimanendo sospeso tra quello che sarebbe stato un appropriato rigore formale e l'indecisione della messa in scena che qua e là pure sembra saper gestire discretamente.
Ma la ragione d'essere della versione cinematografica del "Dubbio" è lo straordinario contributo offerto da tutto il cast.
Da una Viola Davis che nella sequenza che la vede protagonista riesce a tenere testa a Maryl Streep ad una Amy Adams lontana anni luce dalle carinerie di "Come d'incanto" e di notevole espressività, fino al magistrale duello Philip Seymour Hoffman/Maryl Streep, che giganteggiano che è uno spettacolo. La candidatura agli Oscar per tutti e quattro (l'immensa Maryl Streep è stata inserita nella cinquina delle protagoniste, gli altri nelle categorie di non protagonisti) più che giusta è sacrosanta.
Un vero e proprio manuale di recitazione.
cast:
Meryl Streep, Philip Seymour Hoffman, Amy Adams, Viola Davis
regia:
John Patrick Shanley
titolo originale:
Doubt
distribuzione:
Walt Disney
durata:
104'
produzione:
Scott Rudin Productions
sceneggiatura:
John Patrick Shanley
fotografia:
Roger Deakins
scenografie:
David Gropman
montaggio:
Dylan Tichenor
costumi:
Ann Roth
musiche:
Howard Shore
1964, in una scuola parrocchiale del Bronx. Padre Flynn è un prete cattolico dai metodi innovativi, come il modo di approcciarsi agli studenti. Questa modernità non è però vista di buon occhio da Sorella Aloysius Beauvier, la direttrice della scuola, che sospetterà il prete di aver abusato sessualmente di Donald Muller, unico ragazzino di colore dell'istituto. Ad alimentare le accuse contro il prete, anche se con dispiacere, vi è la testimonianza di Sorella James, giovane insegnante stimatrice di padre Flynn e talvolta in conflitto con la direttrice. Dove comincia la ragione e dove il torto?