Ondacinema

recensione di Carlo Cerofolini
7.0/10

Più che una constatazione è un dato di fatto che il cinema fatica da sempre a restare con i piedi a terra quando di mezzo c’è un sentimento volatile e profondo come l’amore. Ovviamente esistono delle clamorose eccezioni che come tali resistono ai vari tentativi di emulazione. In particolare abbiamo in mente i film di autori come Ken Loach e i fratelli Dardenne, i quali senza colpo ferire riescono come per magia a far coincidere uno sguardo militante sulla realtà senza perdere mai di vista il cuore degli esseri umani.
C’era dunque curiosità di misurare in che modo l’esordiente (almeno a livello di cinema di finzione) Nadege Trebal avesse accolto l’onere e l’onore di rappresentare il contraltare femminile ai colleghi menzionati, presentandosi nel concorso internazionale del Locarno Film Festival con un lungometraggio che in effetti ha molto a che fare con le tematiche in questione. Al centro di "Douze Mille" sta infatti  l’amour fou tra Frank e Marussia, i quali pur tra le difficoltà dell’esistenza materiale non vengono meno alla volontà di trasformare ogni incontro in una unione carnale e sentimentale. In questo senso è esemplare l’accostamento tra due sequenze di diverso tenore in cui, a quella iniziale, dove assistiamo al tentativo fallito da parte dell’uomo di guadagnarsi - seppur in maniera illegale - da vivere, ne segue un’altra, di ambientazione casalinga, in cui la "chimica dei corpi" fa da preludio all’annuncio della partenza dell’uomo, smascherato nelle sue attività truffaldine e perciò costretto a cercare lavoro lontano da casa. Già così ce ne sarebbe abbastanza per far decollare la storia ma alla regista questo non basta, e dunque, alla tormentata relazione tra i due protagonisti e soprattutto ai sotterfugi messi in atto da Frank per intascare i soldi necessari al sostentamento della famiglia, "Douze Mille" aggiunge un sottotesto se vogliamo più filosofico e impegnato, in cui gli avvenimenti in corso servono anche per ragionare sull’importanza assegnata al denaro e sulla capacità che esso ha di trasformare la vita delle persone.

Da questo punto di vista il film rappresenta un romanzo di formazione doppio, poiché sé è vero che il filone principale è occupato dalle avventure dal più bukowskiano dei personaggi, il cui viaggio in cerca di fortuna si tramuta nell’occasione di mettere in discussione gli espedienti di un’esistenza troppo irregolare per poterla condividere, uno spazio narrativo importante è occupato dall’apprendistato della coppia, seppure divisa da centinaia di chilometri destinata comunque a reagire, rimodellandosi sulle conseguenze del distacco provocato dalle vicissitudini lavorative di Frank.

Ambizioso a partire dal suo nucleo teorico, "Douze Mille" non si smentisce neanche sul piano della forma, puntando al "colpo grosso" attraverso un dispositivo che, partendo da un realismo da cinema documentario (da cui proviene la Trebal), con la luce naturale e le inquadrature casuali a farla da padrona, con il montare della vicenda si lascia contaminare dalla straripante energia dei due protagonisti e, in particolare da quella di Frank e delle sue "donne" (la gang di Erinni che lo aiuterà a mettere a punto il colpo della vita), il quale, alle piccole truffe alterna di tanto in tanto performance a metà strada la danza e una comica con cui intrattiene i suoi interlocutori.

A venirne fuori è dunque un film meticcio, capace di assorbire senza colpo ferire inserirti tra l’onirico e il surreale che però si mantengono sempre sul filo di una fenomenologia del reale destinata a non venire mai meno. Certo non tutto funziona, soprattutto quando, nel tirare i fili della storia, su talune sequenze pesa il sospetto del gratuito e del non necessario. Ciò non toglie che nel complesso le sperimentazioni della Trebal riescono a reggere le necessità di coerenza estetica e testuale imposte al film dall’autrice. Senza considerare che Arieh Worthalter nella parte di Frank e la stessa Trebal in quella di Maroussia danno vita a una coppia di amanti che potrebbe piacere persino a un iconoclasta come Leos Carax,  inconsciamente citato in più di una scena.


09/08/2019

Cast e credits

cast:
Arieh Worthalter, Nadège Trebal, Florence Thomassin


regia:
Nadège Trebal


durata:
111'


produzione:
Mezzanine Films


sceneggiatura:
Nadège Trebal


fotografia:
Jean-Christophe Beauvallet


montaggio:
Cédric Le Floc'h


musiche:
Rodolphe Burger


Trama
Frank e Maroussia si amano ma la loro unione e messa a rischia dalla necessità dell'uomo di lavorare per contribuire alle spese famigliari