Ondacinema

recensione di Alessio Cossu
6.5/10

C’è una stagione della vita nella quale può giovare avere amicizie dell’altro sesso poiché esse costituiscono un sostegno e un porto in cui trovare rifugio in caso di tempeste sentimentali. Sulla base di questo nucleo narrativo originario, Seo Eun-young costruisce la sceneggiatura del suo terzo lungometraggio e lo fa attingendo a un’omonima opera del 2000 (con la regia di Kim Jung-kwon), dalla quale ha tuttavia il merito di prendere le distanze, tanto che il concept muta sensibilmente e i punti di contatto tra i due film rimangono pochi. Ciò che li accomuna è inevitabilmente la riflessione sulla dimensione nostalgica del tempo e sui rapporti umani mediati dalla distanza. Tra il film del 2000 che guardava al passato (1979) e quello della Seo Eun-young, che vagheggia gli anni 90, vi è stata l’esperienza del Covid-19 che, nonostante la fine dei provvedimenti restrittivi, ha profondamente cambiato non pochi aspetti delle relazioni umane. Ora, sotto questo aspetto, una pellicola nella quale due giovani di sesso opposto dialogano a distanza con un medium tecnologicamente obsoleto come un apparato radio rice-trasmittente (comunemente noto come barachino), pur senza menzionare direttamente il problema pandemico, esercita sul pubblico, soprattutto giovanile, una indubbia fascinazione, giacchè rievoca inevitabilmente i ricordi della giovinezza inducendo a leggerli sotto la lente emotiva della comunicazione a distanza propria del biennio pandemico. In altri termini, l’identificazione del pubblico nei protagonisti del remake è molto più forte di quella provata per il primo film. Perciò, a opinione di chi scrive, la scelta della regista di girare un film in cui dall’oggi si guarda con nostalgia al passato, tendenza consolidata anche ben oltre la cinematografia dell’Estremo Oriente, non risponde unicamente a una polarizzazione estetica verso il vintage, ma discende da un’acuta consapevolezza sociologica.

La trama di "Ditto" e il suo sistema dei personaggi sono di per sé semplici: nella facoltà di ingegneria di un’università coreana un giovane al terzo anno di studi, Kim Yong, conosce la neoiscritta Han-sol e se ne invaghisce, ma al contempo stringe una profonda amicizia a distanza con un’altra ragazza, Mu-nee, la quale a sua volta vede in Kim un confidente delle proprie pene d’amore. Quando i due amici a distanza cercano di incontrarsi, scoprono che in realtà, pur frequentando la medesima università, vivono in due epoche diverse. Mu-nee era infatti una matricola alla fine degli anni 90, quando Kim non aveva ancora iniziato gli studi superiori. "Ditto" è una commedia romantica che fa suoi alcuni stilemi del fantasy, in primis il fatto che non venga razionalmente spiegato come sia possibile che due piani temporali differenti si intersechino permettendo ad altrettante persone di entrare in contatto tra loro. Poco dopo l’incipit la ricetrasmittente, corrispondente narratologico della bacchetta magica delle fiabe ed elemento narrativo determinante, si illumina misteriosamente. L'eclissi lunare totale che fa da sfondo all'episodio è un clichè dei contesti fantasy. Nel film di Kim Jung-kwon era invece stato un fulmine ad aver funto da motore drammaturgico. La fotografia che negli esterni diurni assume una patina a tratti iridescente dell’incarnato esalta con colori pastello il mood quasi fatato. La delicatezza della palette del film è accostabile a quella già vista ad esempio in "Yuni" (2022) o in "Maledetta primavera" (2021), con al centro tematiche tipicamente giovanili. Se la prima parte del film ha la veste di una commedia piuttosto movimentata, l’ultima si fa più meditativa. Quanto al sottogenere di commedia nel quale iscrivere l’opera, Ditto merita l’appellativo di sentimentale, distinguendosi in ciò da tutta una serie di film sudcoreani nei quali la battuta e la gag interviene a stemperare la tensione insita nel racconto. In questo senso l’opera tutta di Seo Eun-young prende principalmente le distanze da "My Sassy Girl" (2000), ribadendo un interesse più introspettivo verso la tematica amorosa, come già manifestato nel suo film d’esordio, "Overman" (2016). Ditto è in conclusione un remake compiuto e sufficientemente godibile, che introduce quei pochi elementi di novità nella trama utili a prendere le giuste distanze dal prequel, ma che deve la sua fortuna alle circostanze storiche suesposte.


01/05/2023

Cast e credits

cast:
Yeo Jin-gu, Cho Yi-hyun, Kim Hye-yoon, Na In-woo, Bae In-hyuk


regia:
Seo Eun-young


titolo originale:
The Agreement


distribuzione:
C.J. Entertainment


durata:
114'


produzione:
GoGo Studios


sceneggiatura:
Seo Eun-young


fotografia:
Jeong Ki-wook


montaggio:
Kim Hyeong-joo


musiche:
Kim Hong-jip, Lee Jin-hee


Trama
Grazie a una inspiegabile virtù del rispettivo apparato radio rice-trasmittente, un ragazzo e una ragazza che hanno frequentato la stessa università in epoche diverse, senza incontrarsi riescono a stringere una profonda amicizia dialogando tra loro.