Consapevoli che la fine sia ancora da scrivere - a dirlo ci sono gli inserti di finzione, ed un attore filmato davanti ai luoghi del potere con indosso la maschera di Berlusconi congelata su un sorriso che sa di sfida, ed insieme di immarcescibile immanenza - e che molto sia stato già raccontato, Durzi e Fasanella costruiscono il loro reportage su un contrasto evidente: da una parte la figura del cavaliere giovane e vincente, osannato dalle folle catodiche, ed omaggiato da un potere ( Cossiga e l'avvocato Agnelli in una riunione congiunta) che lo blandisce fino a chiedergli di candidarsi per salvare il paese dal Pd di Achille Occhetto, dall'altra le parole e soprattutto i pensieri di quelli che lo conoscevano bene, equilibrate nell'esposizione ma determinate a far emergere la delusione di una promessa mancata. Accanto al super ego impegnato a promuovere se stesso e le proprie aziende, c'è la scaltrezza di chi gode d'amicizie politiche che lo aiutano quando serve, e che perde la testa insieme al governo del paese per il desiderio di essere ancora uomo ( ad affermarlo lo "psicologo" Cirino Pomicino che attribuisce ad un intervento alla prostata le cause della crescente satiriasi). Alcune affermazioni come quella di non riconoscere allo statista nessuna lungimiranza istituzionale, così come nessun segno di un vero ideale politico sono destinate a rimanere scolpite. A questo proposito appare grottesca la selezione dei candidati del partito, scelti con i parametri di un casting televisivo, e quindi giudicati solamente in termini di appeal e di scaltrezza mediatica. Se "S.B. Io lo conoscevo bene" ha il coraggio di affrontare un tema scottante e complicato, c'è da dire che rispetto alla fenomenologia preesistente il suo peso è quasi nullo. Paragonato alla vulgata che nulla ha risparmiato in termini di verità ed illazioni, fatti accertati e teorie da dimostrare il film di Durzi e Fasanella esibisce un ritratto di ragionevole verosimiglianza che però, tenendo conto della confidenzialità annunciata dal titolo, non riesce ad oltrepassare la soglia del visibile e del già conosciuto. Evitando di far luce sulle origini di una fortuna personale su cui si è molto discusso, omettendo di entrare nelle questioni che riguardano eventuali collusioni con ambienti malavitosi, ed infine, relegando a minorità aneddotica i riferimenti al periodo del cosiddetto "bunga bunga", il leader del PDL, e con esso il suo profilo morale e psicologico ne escono se non riabilitati, almeno compresi, per essere stati, in fondo, il frutto inevitabile del tempo presente. "Meglio di così non si puo fare" sembrano dirci quasi sottovoce gli autori del film, rilanciando dopo Moretti ("Il caimano", 2006) e Sorrentino ("Il divo"2008) i limiti di una ricognizione che si confronta con un Moloch (il potere politico) impenetrabile. La possibilità di capirlo fino in fondo e di spiegarne le ragioni è costretta a desistere per trasformarsi in una circumnavigazione dalla quale il cinema "politico" non riesce ad uscire. Per ora.
cast:
VIttorio Dotti, Paolo Pillitteri, Cirino Pomicino, Giuliano Ferrara
regia:
Giacomo Durzi, Giovanni Fasanella
durata:
74'
produzione:
Kinesis Film
sceneggiatura:
Giacomo Durzi, Giovanni Fasanella
fotografia:
Beppe Gallo
musiche:
Valerio Vigliar
La testimonianza filmata di un’ascesa al potere ricostruita da chi, sotto varie vesti e con diverse funzioni ha condiviso parte di quel percorso, per poi allontanarsene, deluso oppure accantonato da Silvio Berlusconi