Ondacinema

recensione di Vincenzo Chieppa
8.0/10

È la memoria il tema portante di "Konferentsiya". La memoria e il dolore. I due lasciti dell’attacco terroristico al Teatro Dubrovka di Mosca, che fra il 23 e il 26 ottobre 2002 causò il sequestro di 850 civili da parte di un commando formato da oltre quaranta militanti armati ceceni, in maggioranza donne, che chiedevano il ritiro delle forze armate russe dalla Cecenia e la fine delle ostilità nella loro terra. Moriranno più di 160 persone, tra civili e terroristi, a seguito dell’intervento delle forze speciali russe che, per tentare di sbloccare una situazione da giorni in stallo, pomparono all’interno del teatro massicce dosi di un derivato del fentanil, un potente analgesico sintetico, un narcotico oppioide.

È la memoria travolta dall’inesorabile trascorrere del tempo, il tema portante di "Konferentsiya". Quel tempo che lascia depositare una coltre di polvere sempre più fitta su avvenimenti drammatici di straordinaria portata, che pure, a non più di qualche lustro, iniziano a svanire nei ricordi delle persone coinvolte, persuasesi ad andare oltre, e soprattutto della collettività, che consciamente o meno tende a rimuovere il ricordo di quelle tragedie. Diciassette anni dopo gli eventi del Dubrovka, Natasha, una suora ritiratasi in un monastero ortodosso, torna a Mosca per l’annuale commemorazione. C’era anche lei in quei drammatici giorni. Ed era lì con la sua famiglia. La figlia Galya, il marito e un altro figlio. Con Galya il rapporto si è incrinato in maniera irrimediabile, mentre il marito è costretto in un letto, incapace di badare a se stesso. Il figlio ha perso la vita nell’attacco come si verrà presto a sapere. 

La memoria e il dolore. Quelli che distruggono i rapporti e che non danno pace. E allora le commemorazioni diventano l’ennesimo tentativo di elaborare il lutto, di superare lo shock post-traumatico. Quell’anno si terranno nello stesso teatro, affittato non senza difficoltà, e saranno guidate da Natasha, che tenta di radunare gli ostaggi di allora (e sono sempre di meno quelli che vogliono – o possono – partecipare). Questa volta Natasha vuole andare fino in fondo. E per farlo si barrica nel teatro con coloro che decidono di seguirla, replicando – sebbene ad altri fini – la stessa azione effettuata dai terroristi, in un atto che ha tutto il sapore dell’esorcizzazione inconscia. E l’andare fino in fondo implica la volontà di far emergere una verità scomoda, che si fatica a raccontare. Quella di una madre che è fuggita lasciando i propri figli sotto le armi spianate dei terroristi, sotto la minaccia delle cinture esplosive pronte a detonare in caso di irruzione delle forze speciali. 

È una sottile rincorsa alla rivelazione quella che Ivan I. Tverdovskiy porta avanti con "Konferentsiya", presentato alle Giornate degli autori in occasione della 77esima Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, primo palcoscenico davvero importante con cui si confronta il giovane regista russo, che ha già girato altri tre lungometraggi dopo essersi formato al prestigioso VGIK. Sono i dialoghi a dipanare la matassa, poco per volta, fornendo le necessarie informazioni a uno spettatore tenuto a bada da un ritmo volutamente anestetizzante, una dilatazione dei tempi talvolta esagerata che ha nella scena di apertura il suo biglietto da visita – quasi un monito dantesco – e che riveste un’importanza diegetica, dato che quei tempi eccessivamente lunghi sono l’emblema dell’estrema difficolta nell'elaborazione del lutto. Sono il simbolo di una quotidianità trascinata, che ha in quel momento di ricordo l’unica valvola di sfogo. E così la commemorazione – che per le autorità assume l’asettico e burocratico appellativo di "conferenza" – diventa il momento in cui rivivere quegli attimi, scavando all’interno di una memoria che in realtà non va nemmeno troppo sollecitata, tanto è forte, ancora, il trauma legato a quegli avvenimenti.

Il regista ha il grande merito di rendere lo spettatore pienamente partecipe di quella seduta di memoria collettiva – che occupa circa la metà di un film dalla durata non banale, 129 minuti – con una totale immersione, con un climax avvolgente ed emotivamente intenso. E lo fa non soltanto grazie alla scelta, di cui si è detto, di dilatare al massimo i tempi, con un montaggio che non risparmia davvero nulla, compresi i silenzi "tecnici" per la consegna del microfono a chi vuol prendere la parola. Lo fa, soprattutto, scegliendo una fotografia estremamente statica, che si compone di quadri fissi che sono sempre long take e mai piani sequenza, con la sola alternanza dei piani e dei campi a ravvivare l’altrimenti totale assenza di una qualsivoglia dinamicità.

È un’opera estremamente interessante – e per certi versi sorprendente – questo "Konferentsiya". Per la sua capacità di creare empatia. Per l’abilità nel mescolare realtà e finzione in un connubio perfetto. Per la straordinaria prova della sua protagonista, Natalya Pavlenkova. Per la spiccata connotazione teatrale. Per le intuizioni visive (i manichini gonfiabili di plastica, che richiamano le immagini post-blitz diffuse dai media, con i corpi dei terroristi adagiati, come dormienti, sulle poltroncine). Per le suggestioni metaforiche (la Pietà michelangiolesca posta sul palco nel finale, a replicare la condizione morale della protagonista). E per quelle metacinematografiche (il teatro come replica della sala, con la macchina da presa spesso piazzata nel luogo in cui dovrebbe stare lo schermo, in una stimolante inversione di ruoli). Soprattutto, per l’efficace e per nulla scontata capacità di scindere dolore individuale e tragedia collettiva, rendendo superflua la disamina delle cause di quest’ultima (sicuramente scomoda da un punto di vista politico, e infatti grossolanamente abbozzata, anche sotto il profilo del senso di colpa comunitario).

È un film che difficilmente sarà in grado di uscire dai circuiti arthouse e festivalieri, ma che può regalare emozioni intense, sia dal punto di vista dei contenuti che sotto il profilo estetico-formale. 


10/09/2020

Cast e credits

cast:
Natalya Pavlenkova, Natalya Potapova, Kseniya Zueva


regia:
Ivan I. Tverdovskiy


titolo originale:
Konferentsiya


durata:
129'


produzione:
Vega Film, Ark Pictures, Nafta, Reason8 Films, Revolver


sceneggiatura:
Ivan I. Tverdovskiy


fotografia:
Fedor Glazachev


scenografie:
Vanya Bowden


montaggio:
Ivan I. Tverdovskiy


costumi:
Helena Litvinyuk


musiche:
Sten Sheripov


Trama
Diciassette anni dopo i tragici fatti del Teatro Dubrovka di Mosca, ove persero la vita oltre centosessanta persone, la suora Natasha organizza la commemorazione annuale dell’accaduto. Anche lei era stata presa in ostaggio, e stavolta vuole raccontare ciò che sinora non ha avuto il coraggio di dire...