Questa struttura asimmetrica e sfasata riduce progressivamente il film d'azione a mero contenitore, insinuandovi una sostanza più sofisticata, un senso crescente di deriva e di sbando. Così la mattanza del sicario, inizialmente coerente rispetto ai canoni del gangster movie, diventa progressivamente allucinante fuori dai confini del genere, trasmettendo una sensazione di nonsenso in rapida dilatazione. Non sono solo i destini minimi dei personaggi a disporsi secondo incastri sempre più inauditi, ma è la vita stessa nel suo complesso a scorrere incomprensibile intorno a loro. Lo rivelano soprattutto quei lenti e vertiginosi piani aerei sopra lo scintillante cuore di tenebra di Los Angeles. Lo sguardo di Michael Mann svela la città degli angeli come ciclopico teatro dell'assurdo, immane psicopoli del finimondo, macina madornale di esistenze serializzate. La mancanza di senso, marginale e defilata nel prologo, si fa gradualmente più compatta, estrema, radicale, fino ad addensarsi in quel vivido culmine onirico in cui il taxi incrocia senza preavviso il lupo. Allora, in pochi istanti fermi e senza parole, gli uomini e la bestia condividono il medesimo primordiale smarrimento.
In questo struggente, surreale cortocicuito, Mann scatta la sua personale istantanea di due dannati della modernità. Da quel momento, la divisione manichea dei valori che regola il poliziesco precipita senza rimedio. Il buono rimpicciolisce a vittima grigia e inetta di una madre fallica, mentre il cattivo acquista tragicamente spessore e carisma.
Disorientato tra perdizione e purezza, pallido, assorto e interrogativo, il sicario ricorda Roy di "Blade Runner", altro uomo-macchina stritolato dai quesiti impossibili sul mistero di vivere. Nell'epilogo ferroviario consegna il suo ultimo smarrimento a un filo di voce: "A Los Angeles un uomo muore nella metropolitana. Chi se ne accorgerà?". E la mancanza di senso, ormai affilatissima fiamma bianca, incrina l'happy end del poliziesco, ne spezza la facile catarsi e spande nell'ultima sequenza dell'alba tutta l'amarezza e il disagio del bene che vince il male senza alcun trionfo.
cast:
Tom Cruise, Jamie Foxx, Mark Ruffalo, Peter Berg, Bruce McGill, Jada Pinkett Smith
regia:
Michael Mann
titolo originale:
Collateral
distribuzione:
UIP
durata:
119'
produzione:
Michael Mann, Julie Richardson
sceneggiatura:
Stuart Beattie
fotografia:
Dion Beebe, Paul Cameron