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recensione di Lorenzo Taddei
7.0/10
Neanche un mese fa, complici la rivalutazione del dollaro canadese e l'aumento dei costi di produzione, il Cirque du Soleil ha annunciato il licenziamento di 400 dipendenti. Guy Laliberté ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di vendere la compagnia.
Non so se siano parole confortanti per i fan del "circo", e chissà per i suoi dipendenti. Ma Guy Laliberté è un personaggio che mi ha sempre affascinato, fin dalla composizione del nome.
Guy, come il Fawkes  rivoluzionario ispiratore di "V" di Alan Moore (poi "V per vendetta" dei fratelli Wachowski) e Liberté come libertà prima parola del motto repubblicano francese. Trent'anni fa era un giocoliere mangia-fuoco che si esibiva per le strade di Montreal. Adesso è il proprietario di un impero di intrattenimento globale che ha rivoluzionato l'idea del circo associandola all'immagine del sole. Nel 2009, in occasione del suo cinquantesimo compleanno, il signor Laliberté si è regalato un viaggio di oltre un mese nello spazio, lasciandosi più volte immortalare con indosso la tuta da astronauta e il naso da pagliaccio.

Presentato a ottobre al film festival di Toronto e uscito nelle sale americane il 21 dicembre scorso, "Cirque du Soleil: mondi lontani" potrebbe essere dunque un'operazione volta a ridurre il debito societario. O forse semplicemente il diario spaziale del suo fondatore.
Comunque sia il primo film in 3D sul Cirque du Soleil è scritto e diretto da Andrew Adamson, regista di Shrek e Le cronache di Narnia, e prodotto da quel James Cameron di Avatar e Titanic, che non importa dire altro. La riprese tra il 2010 e il 2011, comprendono sette spettacoli tuttora in scena a Las Vegas ("O", Kà, Mystère, Viva Elvis, Criss Angel Believe, Zumanity e The Beatles Love), mentre alcune scene sono state girate appositamente per il film, ancora a Las Vegas e in Nuova Zelanda.

La struttura narrativa è presto detta: al primo sguardo Mia (Erica Kathleen Linz) s'innamora del trapezista del "Circo Marvellous" (Igor Zaripov) e con lui è trascinata, risucchiata, in un'altra dimensione, dove i due (che non sono attori di professione, ma artisti della compagnia) cercheranno di ritrovarsi.
"The aerialist" (il trapezista) è un poderoso bianconiglio (che anticipa la stravagante testa di coniglio che comparirà più avanti), e l'arena del Circo Marvellous una porta dimensionale (una sorta di "armadio", per gli amanti di Narnia) attraverso cui Mia precipita nel tentativo di soccorrere il suo amato. Il pretesto è buono per condurci nel mondo del Cirque du Soleil e mostrarci di cosa è capace.
Un deserto sconfinato di sabbia è il fondo della clessidra, un limbo senza tempo su cui si stende la notte blu e silenziosa. La luna piena illumina un'oasi di tende - tendoni - che pulsano di vita.
Ognuna di esse racchiude le meraviglie e i numeri straordinari a cui il Cirque ci ha ormai - ma non abbastanza - abituati. E' un viaggio attraverso gli elementi, in una loro elaborata interpretazione che unisce lo sforzo immaginifico di scenografi e coreografi (una su tutte, la scena del vascello volante) alle capacità tecniche e acrobatiche degli interpreti.
L'occhio della camera si allarga a simulare lo sguardo del pubblico, con campi lunghi che comprendono l'insieme e poi si stringe su dettagli che lo spettatore del circo non potrebbe vedere, l'acqua che schizza al rallentatore, il trucco sul viso delle contorsioniste, o svela con panoramiche la perfetta geometria dello spettacolo (penso all'esibizione acrobatica dei supereroi). Un attimo segue i due protagonisti e poi riprende il volo e danza coi corpi resi ancora più leggeri o tragici, nei loro movimenti, da improvvise slow motion.
La musica gioca il suo ruolo determinante, come sempre. A un certo punto attaccano i Beatles e non la smettono più. Niente contro i Beatles, anzi, solo che davvero piombano di punto in bianco, che quasi rovinano l'atmosfera. Del resto il Cirque non ha solo una dimensione eterea, ma anche una sua reputazione pop.
Animali com'è noto, non ce ne sono. Sono gli uomini a interpretarli. E forse uno dei momenti più suggestivi è proprio quello in cui si rappresenta il fondo del mare, gremito di alghe, polpi, meduse e calamari.
Molto ben caratterizzato il "ringmaster", altissimo e ricurvo, personaggio a metà fra un clown e lo Willy Wonka di Tim Burton, che apre il sipario sul sogno e avvia Mia alla sua ricerca. Poetico e commovente, il triciclo monello (o monello è il paio di stivali di gomma che pedala?) che emerge dalla nebbia come un'innocenza perduta e introduce Mia al tendone di "Viva Elvis".
Il film è privo di effetti speciali, lo spettacolo affidato totalmente all'abilità e all'espressività degli artisti. Lo stesso vale per i dialoghi, non ci sono parole, salvo un "aiuto!" sfuggito a Mia, più per tributo ai Beatles che per reale bisogno. Le tre dimensioni sono d'effetto, ma spesso non necessarie. Nel complesso l'esperimento di Adamson è ben riuscito: il film è coinvolgente e offre prospettive e suggestioni ulteriori rispetto agli spettacoli live del Cirque, ma rispettandone appieno l'identità.
11/02/2013

Cast e credits

cast:
Erica Kathleen Linz, Igor Zaripov, Lutz Halbhubner, John Clarke, Dallas Barnett


regia:
Andrew Adamson


titolo originale:
Cirque du Soeil: Worlds Away


distribuzione:
Paramount Pictures


durata:
91'


produzione:
Reel FX Creative Studios, Strange Weather Films, Cirque du Soleil Burlesco


sceneggiatura:
Andrew Adamson


fotografia:
Brett Turnbull


scenografie:
Guy Barnes


montaggio:
Sim Evan-Jones, Dirk Westervelt


musiche:
Benoit Jutras


Trama
La giovane Mia è  invitata da un clown a visitare il Circo Marvellous. Incrocia lo sguardo con quello del trapezista e i due si innamorano a prima vista. Durante l'esibizione il trapezista manca una presa e cade, la ragazza corre verso di lui, ma il terreno frana e i due precipitano in un'altra dimensione. In cerca del suo amore, Mia attraverserà i mondi onirici e  lo spazio senza tempo del Cirque du Soleil.
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