Ondacinema

recensione di Diego Testa
5.0/10

L’elemento distintivo di "Bubble" è indubitabilmente la sua bellezza. La Tokyo post-apocalittica semi-sommersa, invasa dalle bolle e sconquassata da una gravità che ne ridefinisce gli spazi è una sorta di rifugio idilliaco per alcuni giovani che rifiutano le restrizioni di sicurezza imposte dalle autorità e ne utilizzano le nuove regole gravitazionali per sfidarsi a mosse di parkour.

In questa idilliaca e sfidante nuova Tokyo, centro urbano inflazionato dalle produzioni giapponesi di ogni settore (fumettistico e videoludico), il regista Tetsurō Araki e lo studio Wit, squadra già rodata sulle prime tre stagioni di "L’attacco dei giganti" (2013-2019), restituiscono una visione apollinea della gioventù. Oltre alla meravigliosa restituzione dei contesti neo-urbani, anche il character design, basato sullo stile realistico e proporzionato di Takeshi Obata (disegnatore di "Death Note"), abbellisce la rappresentazione, elemento funzionale più alla confezione che all’espressività di una storia d’amore senza guizzi.

Diversamente da "Belle" in cui "La bella e la bestia" si limitava a essere un richiamo fiabesco ai ruoli dei personaggi, in "Bubble" la Sirenetta di Andersen è evocata sotto forma di libro affinché le somiglianze divengano chiarissime analogie per ammorbare il lato melodrammatico della storia. Difatti non si esce dalla metafora in cui il film di Araki si trincera: la bolla emotiva del protagonista fa il paio con quella delle generazioni rese orfane dal cataclisma alla ricerca di una riqualificazione della città e della propria generazione.

"Bubble" è un racconto sull’avvicendarsi dell’alterità, un dramma amoroso che non cela alcun sentimento dietro a un taglio di montaggio o la gestione della regia, scevro da ombre o dubbi, inanella una sequela di ovvietà e di stereotipi cari alla narrazione giapponese, dimenticandosi poi di dare corpo ai dettagli più interessanti (l’iperacusia e l’inabilità di parola dell'uno e dell'altra protagonista evaporano improvvisamente). Il dream team dietro al progetto non salva dunque il prodotto finale dalla mediocrità, pur rivelandosi visivamente impressionante, l’esasperato verticalismo si ferma all’abbaglio visivo, così come le musiche ticchettanti di Hiroyuki Sawano ("Kill la Kill", "Promare") perdono presto mordente e inevitabilmente il compitino di sceneggiatura di Gen Urobuchi ("Psycho-Pass"), che per l’occasione è supportato dalla sceneggiatrice videoludica Naoko Sato ("Gravity Rush"), si schianta in un vuoto di agnizioni e sentimenti.

"Bubble" rimane un prodotto confezionato ad arte per il suo target, vicino alla rappresentazione laccata di Makoto Shinkai, ma scevro da approfondimenti e particolari velleità artistiche. Molto meglio di lui hanno già fatto "Ride Your Wave" in cui gli aspetti deformanti e i "movimenti di macchina" di Masaaki Yuasa hanno una connotazione fortemente emotiva e drammatica, e anche "Penguin Highway" in cui la forma di vita sovrannaturale risulta interessante e ambigua.


07/05/2022

Cast e credits

regia:
Tetsurō Araki


titolo originale:
Baburu


distribuzione:
Netflix


durata:
100'


produzione:
Wit Studio


sceneggiatura:
Gen Urobuchi, Naoko Sato, Renji Ōki


fotografia:
Kazuhiro Yamada


montaggio:
Aya Hida


musiche:
Hiroyuki Sawano


Trama
Un cataclisma ha sconvolto la città di Tokyo, rendendola inospitale. Delle persone hanno però deciso di viverci e sfidarsi a mosse di parkour.