Ondacinema

recensione di Alberto Mazzoni
7.0/10

Associare il trattamento degli immigrati nella Fortezza Europa (o ai suoi confini, che siano la Bielorussia o le Libia) a quello applicato meno di un secolo prima agli ebrei da parte dei nazisti è operazione interessante ma rischiosa. Spesso, nei racconti della prigionia di Anna Frank, il monito “Mai Più” diventa poco più di un generico appello finale, senza nessuna implicazione vincolante per l’ascoltatore. Nel film questo parallelo è invece motore primo, fronte e centro dell’intera operazione. La prima scena vede proprio il Diario di Anna Frank ribellarsi quando le persone in fila per entrare a vedere la casa di Anna Frank assistono senza battere ciglio all’arresto di una famiglia di immigrati clandestini. Questo evento dirompente farà emergere dal diario Kitty – l’amica immaginaria di Anna – che, disorientata, di mette a cercarla. La ricerca di Anna da parte di Kitty diventa così la ricerca di Folman di quanto della vicenda di Anna Frank abbia lasciato il segno, a parte le operazioni di facciata. Le vicende di Kitty – che danno dinamismo alla narrazione – sono alternate a letture del diario di Anna che comunque occupano una parte rilevante della pellicola. Abbiamo quindi due livelli di narrazione – il rifugio di Anna che si fa sempre più stretto, fisicamente e psicologicamente, e Kitty che fugge per le strade di Amsterdam, accusata di aver rubato il Diario – e due livelli di riflessione – l’evoluzione della persecuzione degli ebrei e il persistere della violenza razzista istituzionale.

E’ importante sottolineare come l’accostamento alle violenze della Fortezza Europa non sia assolutamente associato a una diminuzione del dramma dell’Olocausto (che tra l’altro ha colpito direttamente la famiglia del regista). Anzi, il film osa avventurarsi in modo esplicito nei mesi successivi alla fine del diario, fino alla morte di Anna a Bergen-Belsen “dove la vita non aveva niente a che fare con quella che voi conoscete”. La morte e le violenze non sono raffigurate in modo diretto – giustamente dato che il film è rivolto a un pubblico giovane – ma sono evocate con idee grafiche di impatto. Quindi, se in una scena il genocidio degli ebrei viene associato ad altri genocidi (di origine prevalentemente colonialista)  è soprattutto per ricordare che il dolore è uno, e universale.    

Ari Folman piega il proprio estro al messaggio ma non è detto che sia un male. In fondo il suo film precedente - “The Congress” – abbandonava progressivamente la folgorante idea iniziale per finire in una psichedelia che non riusciva ad interagire con lo spettatore. Qui – avendo ben tracciata la linea tematica del film su commissione – il regista può concentrare il proprio estro sui dettagli (come la sua rielaborazione dell’iconografia nazista) e focalizzarlo in alcune divagazioni azzeccate (la battaglia degli dei greci contro i nazisti, fenomenale, o la passeggiata dentro la radio di Anna e Peter). Il film doveva inizialmente girato in stop motion – quindi in modalità ibrida – alla fine pur appoggiandosi prevalentemente sull’animazione tradizionale ha degli elementi collage da altre modalità di animazione che creano un interessante straniamento. All’estremo opposto dello spettro stilistico, sono in realtà altrettanto apprezzabili le parti più apertamente pop della pellicola, girate con simpatia ed efficacia. Le fughe di Kitty dalla polizia sono messe in scena come numeri di parkour, per qualche motivo Kitty sui pattini diventa praticamente una supereroina etc. Non sono sciocchezze – chi scrive ha assistito a uno spettacolo con la figlia pre-adolescente e ha visto come queste scene, così come gli abiti cool di Kitty e della banda di sbandati a cui si lega, le fossero necessarie per respirare tra un dramma e l’altro, e creare una connessione personale con la vicenda. D’altra parta la mia generazione non può non apprezzare la colonna sonora elettro-emotiva di Karen O (degli Yeah Yeah Yeahs) e Ben Goldwasser (degli MGMT). Insomma Folman è riuscito a far bere la medicina amara mettendo del miele sul bordo della tazza, e in definitiva a prendere un film su commissione su un tema già affrontato mille volte e renderlo personale ed efficace.


06/10/2022

Cast e credits

cast:
Ruby Stokes, Emily Carey


regia:
Ari Folman


titolo originale:
Where is Anne Frank


distribuzione:
Lucky Red


durata:
99'


produzione:
Le pact


sceneggiatura:
Ari Folman


scenografie:
Andy Gent


montaggio:
Nili Feller


musiche:
Karen O


Trama
Kitty esce dal diario di Anna Frank ai giorni nostri, e cerca l'amica scomparsa