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recensione di Claudio Zito
7.0/10
La filosofia di Simone Massi è semplice e allo stesso tempo profonda. La fine della civiltà contadina ha portato via sia i grandi uomini che hanno fatto la Storia, sia le persone comuni custodi delle piccole storie. E ha lasciato macerie, che la maggioranza delle persone considera materiale fangoso, o non considera affatto. L'animatore marchigiano, come pochissimi altri, cerca invece di recuperarne la memoria e di nobilitarle. Ma per fortuna c'è qualcun altro - non sono, non siamo poi in tanti - che considera la stessa arte di Massi come degna di salvaguardia e diffusione: i trevigiani Francesco Montagner e Alberto Girotto hanno scelto proprio quel mondo in cui il Nostro è immerso, e da cui discende, come soggetto del loro primo documentario. Realizzato nella natia Pergola, dove gli autori hanno convissuto per un breve periodo con Simone (vedi l'intervista che ci hanno rilasciato), "Animata resistenza" dà voce ai personaggi del mondo di Massi, cantori della poesia come veicolo di umanità e pace tra i popoli, ma segnati da un passato difficile (la terra improduttiva nonostante il duro lavoro, la mancanza cronica di denaro per svagarsi, i parenti morti in guerra e il dolore nel vederne partire un altro militare in tempo di pace); sconfitti dalla Storia, ma tenaci nel custodire le storie.

I versi di Cesare Pavese tratti da "La terra e la morte" in epigrafe e, a seguire, le riprese aeree (notevoli per un esordio autoprodotto) dissolvono sulla mano di Simone che incide, graffiando via il nero dei pastelli a olio, in quella caratteristica tecnica impiegata da "La memoria dei cani" in poi. E introducono un primo tema ricorrente nella sua arte: il paesaggio, in particolare le colline. Simili a morbidi cuscini colorati, Massi sostiene di averle "imparate" (non "conosciute" o "scoperte") a trent'anni. Più avanti racconta di essere grato alla disumana fabbrica, dove ha lavorato in gioventù, poiché lo ha "preso a calci e buttato fuori". La bellezza del suo linguaggio verbale è la stessa del suo cinema; entrambi ci raccontano di un artista popolare e mai intellettualistico; conservatore, ma solo di ciò che merita di essere difeso; nostalgico di un'epoca che forse idealizza (davvero vigeva l'onestà, mentre oggi è un valore da fessi?) con un po' di ingenuità ma anche con rabbia, di cui sa immortalare i lasciti, a partire da quei solchi sulla pelle dei personaggi, restituiti da uno stile unico nel disegno e nella regia, che prende le mosse dal reale per virare nell'onirico.

La resistenza di Simone Massi è quella dell'animazione tradizionale e del cortometraggio non convenzionalmente narrativo, dei lentissimi ritmi di produzione, mentre il mercato e il presente sono orientati da tutt'altra parte. Ma anche in questo caso la resistenza personale affonda le radici nella Resistenza con la R maiuscola, la guerra di liberazione raccontata dai pochi partigiani (poi militanti comunisti) ancora in vita, non-scelta di campo in quanto opzione obbligata, di fronte alle efferatezze perpetrate dai nazifascisti. Simone rivendica la tradizione, non rinnega nessuno dei valori della piccola grande patria rossa. Con un'unica frattura: la macellazione, insostenibile ricordo dell'infanzia, mai fugato, per quanto elaborato nel premiatissimo "Dell'ammazzare il maiale". L'alimentazione rigorosamente vegetariana è forse il solo elemento di discontinuità generazionale, di disaccordo con gli insegnamenti familiari.

Montagner e Girotto ben conoscono la materia, lo si vede da come sanno cogliere i dettagli della poetica di Massi, dalla citazione di Pavese (che richiama "Tengo la posizione") ai galli, per fare qualche esempio. L'affresco da loro tratteggiato è pressoché esaustivo, racchiude tutti gli elementi ravvisabili nei cortometraggi della maturità artistica del Nostro, mentre le suggestive musiche di Lorenzo Danesin dialogano alla perfezione con quelle di Stefano Sasso, dando sensazione di continuità tra il materiale di montaggio e il filmato ex novo. Qualche incertezza di regia la si ravvisa, specie nel pedinamento di Simone (spesso inquadrato di spalle, quando cammina in silenzio tra le colline) verso il porcile. Ma il ritratto dell'artista e del suo habitat è sentito e toccante.
Presentato alla Mostra di Venezia, nella sezione classici-documentari, ha vinto il Premio per il Miglior Documentario sul cinema. È stato ora incluso nel doppio DVD "Nuvole e Mani", di fresca pubblicazione, contenente l'opera omnia di Simone Massi.
26/09/2014

Cast e credits

cast:
Simone Massi, Julia Gromskaya


regia:
Alberto Girotto, Francesco Montagner


durata:
61'


produzione:
Francesco Montagner, Fucina del Corago


sceneggiatura:
Francesco Montagner, Alberto Girotto


fotografia:
Alberto Girotto


montaggio:
Alberto Girotto, Francesco Montagner


musiche:
Lorenzo Danesin


Trama
Ritratto di Simone Massi, è la narrazione della sua opera poetica portatrice incontaminata di memoria, legata alla civiltà rurale, alla terra marchigiana e ai sentimenti della semplicità delle piccole cose, dei gesti quotidiani dentro ai quali si nascondono verità profonde e interrogativi esistenziali.
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